QUANDO MI SONO SPOSATO (23 anni)

Sono nato a Genova il 21 ottobre 1944, in un'Italia ancora stremata dal secondo conflitto mondiale. La mia infanzia si è svolta all'insegna della povertà e della mancanza di prospettive. In un contesto familiare privo di stimoli culturali o scolastici, non ho mai trovato la motivazione per lo studio, né alcun incoraggiamento da parte dei miei genitori. Mio fratello, il primogenito, era il centro delle aspettative familiari; io, arrivato sei anni dopo, fui visto quasi come un'inaspettata complicazione.

Ho iniziato a lavorare a quindici anni, affrontando mestieri diversi: fotografo, spedizioniere, impiegato. La mia vita ha preso una direzione decisiva quando ho incontrato la donna che sarebbe diventata mia moglie. Con lei ho costruito una famiglia, abbiamo cresciuto tre figli e affrontato ogni sfida con dedizione e sacrificio.

Negli anni Novanta, a Milano, ho fondato un'azienda operante nel settore informatico per il mondo assicurativo e bancario. È stato un periodo intenso, di lavoro e di soddisfazioni. Nel 2008 ho venduto la società e sono tornato a Genova, portando con me l'orgoglio di ciò che ero riuscito a costruire.

Il merito, però, non è solo mio. Senza mia moglie, senza il suo costante supporto, probabilmente sarei rimasto un piccolo impiegato, incapace di credere in sé stesso.

Tra i tanti sogni accantonati negli anni, uno mi ha sempre accompagnato: scrivere un libro. Non per fama, non per successo, ma per me stesso. Una specie di promessa personale, un desiderio intimo. L'ho scritto quasi in segreto, e se oggi lo state leggendo è perché mia moglie, ancora una volta, ha creduto in me.

Pubblicarlo è stato solo l'inizio. Mi sono scontrato con le difficoltà del mondo editoriale, dove tutto – visibilità, promozione, eventi – ha un costo elevato, spesso insostenibile. E i dubbi non mancano: "Piacerà?", "Ne sarà valsa la pena?", "È solo un capriccio personale?".

Ma quando mia figlia mi ha chiesto una copia con la mia firma, ho capito che quel libro, comunque andrà, ha già raggiunto il suo scopo.

                                                                                  COME SONO OGGI

Paolo Giovanni Gambetta è uno scrittore italiano che ha unito esperienza di vita e passione narrativa nella creazione dei suoi romanzi.
Conosciuto per la sua Trilogia di Gambetta, ha poi ampliato la sua produzione con opere che intrecciano introspezione, thriller e riflessioni sul presente.
Questa pagina racconta il suo percorso umano e letterario.

Biografia di Paolo Giovanni Gambetta, scrittore

Quando scrivo un racconto, una storia o un romanzo, sento una spinta irrefrenabile a narrare ciò che provo in quel preciso momento. Molti la chiamano "ispirazione"; per me è la molla che dà vita all'opera.
A volte mi chiedo quanto siamo condizionati dal nostro complesso laboratorio chimico: quanto incidono, per esempio, gli ormoni nella nostra vita? Scrivo perché, in quel momento, sono sotto l'influenza della dopamina?
Mi sono documentato e, di seguito, espongo in modo divulgativo ciò che ho appreso.

QUESTI FANTASTICI ORMONI

Ormoni e comportamenti: quanto influiscono davvero sulla nostra vita?

Gli ormoni non sono soltanto "messaggeri chimici" del nostro organismo: regolano emozioni, reazioni, relazioni sociali e perfino i nostri pensieri più intimi. Non a caso vengono definiti la "regia silenziosa" del corpo umano.

Ossitocina: l'ormone del legame

Prodotta dall'ipotalamo, l'ossitocina viene rilasciata durante il parto, l'allattamento e nei momenti di intimità. È chiamata "ormone dell'amore" perché favorisce fiducia, vicinanza e connessione emotiva. Riduce lo stress e rafforza i legami di coppia e familiari.

Dopamina: il motore della motivazione

La dopamina è il "carburante" del piacere e della ricompensa. Ci spinge ad agire, a ricercare soddisfazione e a ripetere comportamenti gratificanti. Non regola solo l'umore: controlla anche il movimento, la memoria e l'attenzione. Non a caso, quando è sbilanciata, può contribuire a disturbi come Parkinson, depressione o ADHD.

Endorfine: l'analgesico naturale

Le endorfine sono peptidi che riducono la percezione del dolore e regalano benessere. Vengono prodotte durante l'attività fisica intensa, le risate, la musica o i momenti di socialità. Sono responsabili della famosa euforia post-allenamento e aiutano a contrastare ansia e stress.

Altri protagonisti invisibili

  • Serotonina: regola umore, sonno e appetito.

  • Noradrenalina: aumenta la vigilanza e la prontezza nelle situazioni di stress.

  • Acetilcolina: fondamentale per memoria e apprendimento.

  • Cortisolo: l'ormone dello stress, utile in piccole dosi, dannoso se costantemente elevato.

Ormoni e moralità: siamo "buoni" o "cattivi" per colpa loro?

Sorge spontanea la domanda: se gli ormoni condizionano così tanto emozioni e reazioni, possono anche determinare la nostra moralità?
La risposta è no. Gli ormoni influenzano il nostro stato d'animo, ma non decidono se agiamo in modo altruista o egoista, giusto o sbagliato. Quelle scelte derivano da un intreccio più complesso: educazione, esperienze di vita, valori personali e ambiente sociale.

In altre parole, un alto livello di dopamina può spingerci a cercare soddisfazione, ma non stabilisce se la troveremo facendo del bene o danneggiando qualcuno. È qui che entra in gioco la coscienza, quella parte di noi che nessuna intelligenza artificiale potrà mai replicare.

L'innamoramento: un cocktail chimico

Un esempio concreto? L'innamoramento.

  • La serotonina cala, provocando insonnia e pensieri ossessivi.

  • La dopamina schizza in alto, generando euforia e dipendenza dalla presenza dell'altro.
    Questa condizione può durare fino a 18 mesi, dopodiché la "nebbiolina" si dirada. Se resta, si trasforma in un legame più stabile e profondo: quello che chiamiamo "voler bene".

Conclusione

Gli ormoni influenzano umore, energia e comportamenti, ma non possono spiegare da soli ciò che siamo. La nostra unicità nasce dall'incontro tra biologia e coscienza, tra ciò che il corpo produce e ciò che scegliamo di fare con i nostri pensieri e azioni.